A Volte

“A volte, se si tenta di essere precisi, si parla come stranieri”

(Martin Walser, “Morte di un critico”)

‘Scivolo’, romanzo di Athos Ganassi, diventa Musical

Per gentile concessione della Carnai Editori Media, proponiamo una breve anticipazione del musical ‘Scivolo, Opera moderna’ tratto dal romanzo ‘Scivolo’ di Athos Ganassi.

 http://www.youtube.com/watch?v=5IRVWzY8dgU

“Scivolo”, Romanzo di Athos Ganassi. Recensioni estive ed eventi (dati forniti dall’ufficio stampa Carnai Editore)

Per gentile tramite di Gilda Savattari, capo ufficio stampa Carnai Editore, pubblichiamo per estratto alcune delle recensioni di Scivolo di Ganassi Athos, nonchè una sintesi degli eventi cui l’autore ha partecipato o in cui è stato menzionato nel mese di luglio 2010.

“…Ganassi è indiscusso ambasciatore della letteratura nel mondo: con Scivolo riparte la storia del romanzo” (Rocco La Grata, sole 24 ore – 3 luglio 2010)

… Il suo talento è solare, ferreo, disarmante. La sua voce è granitica, virile; il suo gesto intrepido, il passo ardimentoso, implacabile, severissimo” (Sabina Rumenti, Corriere della Sera – 10 luglio 2010)

“… Dopo Scivolo non riuscirò a leggere altri libri che non siano di Athos Ganassi” (Fulvia Berrettin, La Repubblica – 15 luglio 2010).

“… E’ lecito pensare che Scivolo rappresenti un punto fermo, e non più ripetibile, della storia della letteratura, dopo Dante, Cervantes, Shakespeare” (Marino Lo Fumo, La Stampa – 20 luglio 2010)

“.. Da oggi qualunque parola scritta sarà debitrice di Scivolo. Gli scrittori a venire saranno tutti nani assisi sulle spalle di Ganassi” (Gustavo Forchettari, Corriere della Sera– 25 luglio 2010).

6 luglio 2010 – Pesco Novarico (PA). Athos Ganassi ospite d’onore della 5° Giornata di sensibilizzazione per la tutela del picchio muraiolo di Jesi.

9 luglio 2010 – Milano, Teatro alla Scala.  Nel suo intervento al congresso nazionale Qualità e Tipicità dei semilavorati chimici della cucina mediterranea d’entroterra, Mario Q. Visdepopulo, editor di Carnai Editore e artefice del fenomeno Ganassi, ha dichiarato: “Sogno un mondo pieno di Ganassi”.

19 luglio 2010 – Roma, Palazzo Montecitorio, sala gangheri e logografi. Athos Ganassi testimonial del primo simposio mondiale per la proliferazione del Merlo acquaiolo di Clusone.

22 Luglio – Milano, Palazzo Affari, sala giureconsulti.Scivolo di Athos Ganassi getta una luce di speranza sul futuro della letteratura”. Così si è espresso Modesto Padellari, Presidente Cda Carnai editore, in occazione della Conferenza Nazionale per la riforma del regolamento di polizia mortuaria e sull’anagrafe delle salme cremate.

23 luglio – Bagni Vecchi di Mondovì (CN). Taglio del nastro per la prima oasi del Beccofrusone molisano. Athos Ganassi e l’attore Veniero Bagnacani leggono brani tratti da Scivolo.

24 luglio – Piane Basse di Polesine (CA). Al raduno nazionale della Brigata alpina Julia, Battaglione Val Cismon, cerimonia di conferimento del premio “Montagna in cammino”: proclamato vincitore Athos Ganassi con il romanzo Scivolo. Premio consegnato personalmente da Modesto Padellari, segretario nazionale dell’associazione Usi e costumi delle valli del Barganett e Presidente Cda Carnai editore.

25 luglio – Dossi di Darsena di Vigevano (MI). Athos Ganassi dichiara pubblicamente di aver destinato l’8 per mille all’Ente per la Protezione dello Zigolo strillone di Val d’Ossola.

27 luglio – Sala congressi Parabiago (MI). In occasione delle 34° giornata della Pastorizia, Modesto Padellari, Presidente Cda Carnai editore, illustra le novità editoriali Carnai e il nuovo progetto “Sulla rotta di Scivolo”.

29 luglio – Milano, Palazzo Affari, sala Giureconsulti. Prolusione di Athos Ganassi al Congresso annuale del Consorzio di tutela del Ciuffolotto spadone tifernate.

30 luglio – Milano Galleria di Piazza Duomo. Mario Q. Visdepopulo, editor di Carnai Editore e artefice del fenomeno Ganassi, presenta Scivolo di Ganassi al 98° raduno degli operatori informatici della distribuzione parafarmacologica veterinaria. Saggio canoro del tenore Aniello D’elkan, consigliere Cda Carnai editori, che eseguirà brani tratti dal Principe Igor di Rimskij Korsakov, senza accompagnamento.

31 luglio – Gornja Radgona (SLO). La copertina di Scivolo è il logo della 5° giornata di sensibilizzazione contro l’estinzione dello Sparviere mozzone di Sassari.

Da “Visto” del 31 luglio: “Scivolo in spiaggia”. Hanno scelto Scivolo per le loro vacanze estive: Gruppo Futuro e Libertà per l’Italia, Gruppo Italia dei Valori, Gruppo Lega Nord padania, Gruppo Partito Democratico, Gruppo Popolo della Libertà, Gruppo Unione di centro, Gruppo Misto Alleanza per l’Italia, Gruppo Misto Liberal democratici Maie, Gruppo Misto Minoranze Linguistiche, Gruppo Misto Movimento per l’Autonomia, Gruppo Misto Noi Sud Lega Sud Ausonia, Gruppo Misto Repubblicani regionalisti, Gruppo Misto democratico Residuale della rimanenza.

(nella foto: esemplare di Ciuffolotto spadone tifernate)

“Scivolo” di Athos Ganassi. Polemica al vetriolo fra i critici Marinari Certosini e La Quaglia.

Riportiamo per esteso il sanguinoso botta e risposta fra i critici Marinari Certosini e La Quaglia circa la recensione di quest’ultimo al romanzo “Scivolo” di Athos Ganassi (ed. Carnai)

“Viene da chiedersi quale ideale insegua la critica letteraria oggi. Ci si imbatte in formule protocollari omologate nei palinsesti delle agenzie pubblicitarie e i quegli stessi loschi protocolli. Non c’è ideologia nè dottrina, e non c’è anima, nè tantomeno visione. La critica dismette la ragione e la sua scienza, e ripiega sul più confortevole e indolente abbandono servile, o impietosamente vessatorio, che è la stessa cosa. Mai come oggi la critica asseconda, e al tempo stesso fraintende, la sua etimologia, di cui però sposa il parente malato: crisi, che vuol dire separazione, e quindi rottura: qui nell’accezione patologica di rovina. Ma difficilemnte la rovina critica raggiunge livelli così pateticamente miserabili come nella recensione, a firma del pur blasonatissimo Orlando la Quaglia, del romanzo Scivolo di Athos Ganassi. Vorrei che il La Quaglia riflettesse sullo strazio scimunito del suo misero prodotto, sul vuoto alla melassa di quel fantasma di parole che mai neppure sfiora la decenza del discorso compiuto, tantomeno del ragionamento. E il paradosso sta nei supposti scopi: il libro di ganassi sarebbe anche onesto, forse letterariamente apprezzabile, ma le parole mercimoniose di La Quaglia ne uccidono ogni utopia, e inducono il disprezzo anche verso l’incolpevole autore. Non è facile adesso leggere scivolo senza impillaccherarsi del guano seminato dal suo preteso paladino”.

(Renato Ippolito Marinari Certosini – L’Anulare, p. 782, giugno 2010)

“Non saprei con che animo rileggere la pagina pubblicata sull’ultimo numero dell’Anulare, sezione critica della critica critica, a illustre firma di Marinari Certosini. Dico rileggere perchè la prima lettura non basta a sciogliere il nodo di un dilemma: se la bile dell’insigne critico maturi da rancori mal sedimentati o rappresenti una più sofisticata e mistificante espressione di quello che lui stesso denuncia. Note sono le posizioni del Marinari Certosini verso opere di levissimo quasi evanescente spessore letterario, gratificate dell’effimero successo di una stagione balneare, o peggio, rifiutate anche dal pubblico meno esigente: altrettanto note sono le sue, malconfezionate e malcondite,  catilinarie verso quella che lui definisce Critica militante, di cui però lui rivendica la primogenitura nel moto storico del presente secolo. La realtà è che è facile espreimersi come lui, ed è facile raccoglierne il favore di un, peraltro sempre più debole, applauso di finti colti che inquinano le falde della cultura e ne appestano il terreno come la cuscuta, senza idee, senza forza e senza cervello. Ma è lo stesso marinari Certosini a sbugiardarsi, nella sua inutile imprecazione: il libro di Ganassi forse è onesto. Non è solo onesto, Scivolo di Athos Ganassi, ma è un ritorno, una redenzione, un risarcimento per tutto la paccottiglia di fine stagione che il nostro rinomato critico ha fumigato di smodata lusinga lungo la sua carriera. E’ anche onesto, Scivolo di Ganassi, certo. E’ proprio l’onestà, forse, il terreno più accidentato per chi vuol far critica”.

(Orlando La Quaglia – Caffè Cavour, p. 821, Luglio 2010)

Intervista all’editor di Athos Ganassi, autore di ‘Scivolo’

Ventisei anni compiuti il giorno San felice, santo patrono di Gavrigliate Comasca, la sua città di adozione, ma i suoi natali sono lucani, oraziani. Due lauree (Polisemiologia e Medicina veterinaria). Otto anni trascorsi nel facchinaggio editoriale, come lui stesso racconta: leggere, editare, correggere, “educare gli autori e aggiustare i libri”, poi tre anni in Mondadori (“i più vulcanici”, dice lui) cinque in Feltrinelli, due in De Cecco, due e mezzo in Einaudi, e quasi un lustro in giro per i continenti, a esplorare la narrativa straniera sul campo: Francia, Spagna, Germania, America, Russia, Bengala e Bangladesh. Poi la direzione della saggistica-epicorurale per Eautontimoroùmenos, l’editore di nicchia del gruppo Editoriale Carnai, ma è solo una breve anticamera, appena prima del traguardo che lui guadagna con scatto muscolare da centometrista. Mario Q. Visdepopulo, artefice del fenomeno Ganassi, siede da poco meno di un anno alla poltrona di direttore editoriale di Carnai, la casamadre di un gruppo che comprende 87 sigle, due giornali nazionali, 12 locali, e 24 magazines, l’80% del marchio verocuoio, la proprietà di due motrici delle ferrovie Monteverzoli oltre al controllo della distribuzione fresco-ortofrutta CRAM per il sudest Estonia. Nessuno sfarzo nel suo ufficio di Corso Ateneo 41, solo qualche capriccio o segno distintivo, ma poco più che subliminale: la promozione a Rover Scout, le scarpe carminio-savoia sempre lucide (“l’uomo si riconosce dalle scarpe” afferma da anni, e su questo argomento è vietato scherzare), la storica tazza del XXII Timberland Aware in argento tibetano, vinto a soli sette anni.

Seduto alla scrivania, mentre risponde alle nostre domande, Mario Q. Visdepopulo maneggia Scivolo di Athos Ganassi come un oggetto di casa, con la stessa confidenza con cui il giocatore di Scandicall manovra il paramexion. In fondo Scivolo è una creatura sua: un canestro da tre punti segnato all’ultimo secondo che vale la partita, un colpo da K.O. dato alla dodicesima ripresa.

Dott. Mario Q. Visdepopulo, come ha scoperto Ganassi e Scivolo?

 Conobbi Ganassi durante la mia ora pomeridiana di Lacrosse; era stato chiamato in palestra a riparare lo spremiagrumi, ma non ci voleva tanto a capire che non era il suo mestiere: mormorava parole incomprensibili, era a disagio e soprattutto non trovava la soluzione al problema. Mentre si piegava sulla cassetta attrezzi, nella tasca posteriore della tuta ho notato un plico piegato in quattro: mi faccio avanti e glielo sfilo, non mi manca la sfacciataggine, modestamente. Lui se ne accorge e si volta verso di me, vorrebbe reagire ma non lo fa, resta a guardare. Sono una ventina di fogli, scritti fittissimi, sul primo c’è un titolo. Mi è bastato leggere quello e le prime righe per capire che avevo di fronte un genio travisato da umile garzone. Questo accadeva dieci mesi fa, ero direttore editoriale Carnai da pochi giorni. E con Ganassi avevo già il best seller.

 Perchè Scivolo ha conquistato il pubblico?

Per la sua umanità. E la verosimiglianza delle situazioni descritte. Credo che ogni lettore possa vedersi e riconoscersi nel teatro della vita di Scivolo come a casa propria. Un critico ha scritto di lui: descrive il quotidiano a cuore aperto, ed è un genio. Ecco, la sua genialità è una genialità semplice, onesta, alla portata di tutti. 

E come si spiegano le critiche? Come intende rispondere ai detrattori?

Personalmente, intendo restare fuori dalle artificiose burrasche scatenate da certa critica e da quanti, in maniera irresponsabile, giocano una partita personale a svantaggio dell’interesse di tutti. Nel nostro lavoro c’è bisogno di scelte precise e di responsabilità. Quello che posso fare è mettere tutto il personale mio impegno: serve governabilità, e io impedirò che si ritorni a un clima giacobino e giustizialista.

 Quale rapporto ritiene che ci sia oggi fra letteratura e editoria?

Non c’è stato nessun arretramento sui numeri, nessun arretramento sulle norme. Anzi, in certi casi c’è stato un miglioramento. Sono state adottate misure effettive ed adeguate, perfettamente in linea con gli impegni presi, anche sulle pensioni. 

Torniamo a Scivolo. Si è detto che Ganassi con la sua solida disomogeneità e la sua formazione di quartiere ripropone un modello neorealistico pratoliniano, in chiave eroicomica, lei cosa ne pensa?

E’una domanda trabocchetto?

No, una domanda diciamo normale.

Allora credo che sia una domanda retorica e palesemente diffamatoria. Il lettore è indotto a pensare che la proposizione formulata non sia interrogativa, bensì affermativa ed è spinto a recepire come circostanze vere realtà di fatto inesistenti.

Forse non ha capito la domanda?

Sarà lei che non le capisce, e vuole disinformare, mettere il bavaglio alla libertà dei cittadini e alla loro privacy.

 Cambiamo orizzonte. Parliamo del premio Punt & Mes.

Abbiamo una maggioranza schiacciante, un consenso indiscusso. Non tolleriamo più che si getti spazzatura su di noi da parte di un avversario che sa solo insultare.

Niente, va be’. Grazie

Prego.

Nuova recensione di Scivolo, romanzo di Athos Ganassi

Quando la parola vive: ecco la sinossi ideale del romanzo Scivolo, del giovane e talentuoso Athos Ganassi. Potrebbe essere anche il titolo di questa mia nota, ma i titoli rimpiccioliscono, schiacciano, svitalizzano o comunque incomodano la lettura. Scivolo è un romanzo di formazione, ma la storia  si snoda rocciosa e sanguigna sin dal suo inizio, liberandosi da ogni controllo o disegno costruttivo per erompere bollente come un geyser dalla camera sotterranea del genio di Ganassi. Perchè Ganassi è un genio. Geniali, eclettiche, planetarie sono le figure che giocano nel suo palcoscenico. Geniale e tragica l’ambientazione: il quotidiano a cuore aperto, potremmo definirla, per chi ama le formule, o la vita stessa, quella provvisoria, inconsapevole, ragionevolmente o irragionevolmente dubbia: ecco è il terreno, il luogo, dove scivolano le idee di Ganassi. E c’è chi ne scivola inesorabilmente: il giovane-vecchio J., potente voce e figura di un epos maggiore, tempra diamantina che il fortunato lettore non manca di eleggere a profeta della vita. J. morirà: ma è la sua morte a far vibrare le corde della speranza, a tenere acceso quel palpito invisibile più potente dell’attrazione della luna e del sole sugli oceani, più vigorosa e multiforme delle maree negli estuari. E la morte di J. non è che la retribuzione, la nèmesis, che precede la catarsi finale, perchè il lettore possa ammirare la vita in tutta la sua grandezza. Poco altro si può dire di questo epico viaggio, che è molto più di un romanzo: solo esprimere gratitudine all’autore”.

(Orlando La Quaglia, Corriere della Sera, ed. Serico)

Stroncatura di Scivolo, romanzo di Athos Ganassi.

Scivolo, ultimo romanzo di Athos Ganassi, lascia ben poco di sè al lettore che fiducioso accondiscende alla lusinga del titolo. Ambiziosamente proiettato in un orizzonte metaletterario paranovecentista neobildungsroman, Scivolo si frantuma sin dall’inizio in uno sconcertante cosmorama di stereotipi, risibilmente trasfigurati nel gemito stentato e svenevole dell’io narrante/protagonista. L’arrancare del Ganassi si declina in una versicolarità estenuata e lassa che non offre nè tono nè lingua, neppure nell’unico plausibile spunto narrativo: la morte di J., comprimaria e squallida figurina bohémien in cartongesso che lo sciagurato lettore, a delusione già raccolta, speranzosamente elegge quale veicolo di guarigione di una storia già irreversibilmente in coma dalle prime battute. E poco altro si potrebbe aggiungere, sulla maldestra tessitura di questo libro che chiamiamo romanzo per pura convenzione. Niente può indurci a credere che le gioiose ed entusiastiche recensioni apparse su altre pagine racchiudano un solo sintomo di onestà critica e non siano invece puro vernissage, anticamera di un squallido giro di giostre.

(Vladimiro Pirioli, Stylos)

Athos Ganassi intervista Athos Ganassi, la potente voce si interroga.

a.g.: Buongiorno Athos Ganassi

A.G.: Buongiorno

a.g.: Se la sente di rispondere alle mie domande?

A.G.: Insomma, proviamo.

a.g.: Come si definirebbe, come uomo e come letterato?

A.G.: Normale, magari un po’ stanco, non fisicamente, cioè anche, ma più che altro a livello mentale. Infatti non mi vengono fuori bene le parole.

a.g.: Provi a rispondere lo stesso, anche con  parole povere.

A.G.: Eh, potrei definirmi un po’ fauvista un po’ happening, con qualche deriva Grunewaldiana, come uomo. Come letterato non lo so, forse anche, ma più spesso mi sento l’angelo che mostra Gerusalemme a San giovanni.

a.g.: Nel senso che Lei è l’angelo?

A.G.: Si

a.g.: E San Giovanni?

A.G.: Sempre io

a.g.: E come concilia tutto questo estetismo intimista solipsista egotico autocosciente autotrofico tendente all’egolatria autodidattica po’ snob con la quotidiana tragedia sociale?

A.G.: Si fa quel che si può

a.g.: Nel senso?

A.G.: Nel senso che piuttosto che niente è meglio piuttosto.

a.g.: Lei si sente più uovo oggi o gallina domani?

A.G.: Fifty fifty

a.g.: Cosa avrebbe voluto fare, che oggi non fa?

A.G.: Ballare il flamenco, ma ho disagi articolari nella percussione veloce tacco-punta per via di una borsite cronica allo sperone calcaneare.

a.g.: Destro o sinistro?

A.G: Destro

a.g.: Ho lo stesso problema anch’io, però sinistro; e nelle fasi più erotiche della danza ho anche difficoltà alla rotazione estesa del braccio sinistro.

A.G.: Io di quello destro.

a.g.: Del suo romanzo scivolo si è detto: una narrazione profondamente colpevole e al tempo stesso ipermoralista; cosa ne pensa?

A.G.: Scivolo è un universo rotto in numerose zone d’esistenza, i personaggi si muovono prevalentemente in fascia, sui laterali, schivando i sensi di colpa. E’ un meccanismo di difesa, o forse di controllo postumo, tardivo. Mia nonna me lo diceva sempre: occhio che diventi cieco.

a.g.: E lo è diventato?

A.G.: Non proprio, solo un’ametropia diciamo importante con un visus più acuto nel margine destro.

a.g.: Io uguale, però sinistro. Cosa si aspetta da Scivolo?

A.G.: Di passare gli ottavi, poi si vedrà.

a.g.: Grazie

A.G.: Prego, ma si immagini

intervista ad Athos Ganassi, autore di “Scivolo”

 

Bastioni gran Sasso è una sorta di isola urbanistica bassa, quattro case e un albergo, a un passo dalla stazione ovest; niente citofono al civico 63, solo l’insegna Società Acqua Potabile, vacillante e obsoleta: “Non vien più nessuno da trent’anni”, ci informa un’anziana signora proprio lì davanti al portone, con al braccio una borsa da supermercato che lascia intuire la spesa frugale: pane, un mazzo di rapanelli, pesche sciroppate, svizzere amadori, Peroni mathusalem e poco altro. “Cerchiamo lo scrittore Ganassi”, le dico, con un po’ di trepidazione. La donna trasecola, posa la borsa a terra, mette le mani ai fianchi: “Athos? Cosa volete da mio nipote”? Mi presento e presento il fotografo Veniero Bagnacani che è con me dalla mattina presto, spiego che siamo della rivista Locus Solus e il motivo della visita. “A Athos non piace che gli faccian le foto”, dichiara lei, guardando Bagnacani. L’espressione però non è ostile, solo controllata, prudente, cautamente autodifensiva, infatti ci fa entrare senza lasciarci il tempo di ribattere. La seguiamo nell’androne e poi sulle scale, quattro piani di finto marmo di Orosei; non c’è il nome sul campanello della porta, sulla soglia uno zerbino in finto cocco con l’effigie di Emiliano Zapata. Due giri di chiave e siamo in casa Ganassi, nella dimora di una delle più potenti voce della narrativa italiana contemporanea. Ganassi ci accoglie in sandali di giunco, salopette e gilè tinta tungsteno nel suo studiolo, qualche metro quadro scarsamente areato ma molto luminoso: la finestra si affaccia sul parcheggio del casinò di Parco della Vittoria, estrema propaggine del quartiere opulento di Viale dei giardini. Ed è forse da questa beffarda e impietosa contiguità che nasce la poetica del Ganassi, la doppia velocità del suo narrare, l’incastro di geometrie incongrue e conflittuali, l’indecisione dei caratteri che si muovono e si scontrano, scivolando – è il caso di dirlo – sul suo palcoscenico. Il tavolo è un’asse di finto compensato su cavalletti di acciaio; molti libri, pc e stampante accesi, sigarette Fortuna da dieci: fra i fogli di carta ne emerge uno, lucido e severo in finta pergamena; recita “Abbiamo l’onore di comunicarle che il suo romanzo Scivolo è stato selezionato nella cinquina del premio P. & M….”. E proprio da qui decidiamo di cominciare la nostra avventura.

P.C.: Athos Ganassi, cosa significa, per un’autore di oggi, essere premiato, e che significato ha nel secolo presente un premio come il P. & M.?

A.G.: Il premio selezione P. & M. è arrivato così, senza annunciarsi. Da quando ho iniziato a scrivere ho sempre disprezzato i premi, così come gli scudetti, le champions league e i quadrangolari, li ritenevo di nessun profitto per la letteratura e addirittura indecorosi per l’autore.

P.C.: e la pensa ancora così?

A.G.: Ritengo che tutte le cose debbano essere stimate seguendo l’ideale di una scienza matematica universale: diciamo che da quando mi è arrivato a casa il premio sono meno radicale, e meno arbitrario, nei miei giudizi. E facendo un rapido calcolo, ho anche pensato che me lo meritavo. Insomma ero contento.

P.C.In cosa consiste il premio (ricordiamo che l’ingresso in cinquina dà diritto al premio selezione P. & M. ndr.), se può rivelarlo ai lettori di Locus solus?

A.G.: Un cartone da 12 di Punt & Mes, 2 jeroboam di brancamenta, 1 magnum di fernet. Poi un carnet di inviti al salone Igiene e Purezza di Chivasso Lingotto, un soggiorno per due persone alla baita Moserlazinschmiedermoschwalderalmgasthof in occasione della tappa del giro di italia sul Weissplatter, una ricarica Vodafone da 25 euro, una conversazione di 12 minuti con Wilbur Addison Smith con interprete e solo lo scatto alla risposta, una polo in vero lino con il logo pum-pum appuntamento yes. Il punt e mes, per chi non fosse pratico, è un liquore molto versatile, può sostituire il vermut rosso nella preparazione del Negroni, ad esempio. Sono tutte cose che senza quel premio io adesso non saprei.

P.C. A proposito del suo romanzo Scivolo, la critica ha parlato di scrittura anfibia e narrazione simultanea, è d’accordo?

A.G.: Bisogna partire dai moduli a cui si è più affezionati, poi è compito della critica fare le doverose stime: io, per esempio, ho maturato un criterio del tutto personale di disporre la linea degli esterni, nè troppo alta nè troppo bassa, in modo da garantire una certa dinamica dei movimenti: ed è in questa dimensione che riesco ad esprimermi in modo più efficace e produttivo. C’è invece chi preferisce il mediano isolato in un centrocampo a tre con caratteristiche offensive. Diciamo che spesso si fa di necessità virtù.

P.C.: Lei ritiene, nei suoi romanzi, di opporre il Molteplice all’Uno, o invece, bergsonianamente, di distinguere i tipi di molteplicità?

 A.G.: Per molti anni ho considerato la molteplicità come discontinua, differenza di grado, insieme di esteriorità, giustapposizione, simultaneità. Poi ho avuto un vertiginoso calo di vista. Del resto mia nonna me lo diceva sempre, quando ero adolescente: se non la smetti diventi cieco.

 P.C.: Nel suo romanzo Scivolo, Lei vive il doppio statuto di scrittore fantasy denuncista e scrittore noir; è vero che nel prossimo libro i cattivi sono i pirati somali?

 A.G. No.

 P.C.: qual’è la sua massima preferita?

 A.G.: “Non pagherei mai il biglietto per vedere giocare questo Brasile”, (G.B. Shaw)

 P.C.: Grazie.

 A.G.: prego, ma s’immagini.

foto di Ganassi Athos, autore di Scivolo