A Volte

“A volte, se si tenta di essere precisi, si parla come stranieri”

(Martin Walser, “Morte di un critico”)

152 risposte a “A Volte

  1. Grazie Simona del libro

  2. A proposito di parlare come stranieri: non è come una poiana piumata rossa ( e che pesa più di centomila chili) se n’è volata via? O che qualche cacciatore l’ha tirata giù? E’ solo una mia impressione? Se ho ragione, c’è da festeggiare. Metto dell’acqua a bollire, che con questa umidità una tisana di frutta ci sta proprio bene. E se non c’è niente da festeggiare, la tisana calda consola e agevola la vanvera.

  3. non è che, volevo dire.

  4. alle volte uno sta lì pronto, con tutte le sue belle cose che si è preparato da dire -o da scrivere, che qua, più che dire, si scrive- e poi si gira un momento a guardar le cascate che vengon giù dalle nuvole e in proprio in quel momento lì gli scappa via l’occasione di dirle -o di scriverle- le belle cose che ci aveva in mente

  5. che l’occasione sia dunque una poiana piumata rossa?

  6. Il problema è che la poiana piumata rossa è molto prolifica. Ne tiri giù una e ce n’è già almeno un’altra che volteggia alta e bassa, poi ti passa rasente la testa col ventaglio delle ali, si ferma sulla lancia del drappo guidone, ti guarda col becco sollevato rigido e l’occhiata del diavolo. E anche quando non la vedi c’è sempre il sospetto che ci sia.

  7. Eh lo so, Cecilio, le belle cose scappano via in un amen; le vogliono tutti, del resto.

  8. come l’autopompa Titania, del resto, mica se ne trovan facilmente eh

  9. E poi, una volta che la si trova, bisogna saperla usare. Come il pungolo di Hubel. Farebbe comodo averlo in tasca, ma bisogna essere bravi a scatenarlo, altrimenti tanto vale.
    La poiana piumata rossa, se mai avrò dei figli, la userò al posto dell’ uomo nero. Così in un colpo solo li terrò buoni e li farò crescere guardinghi il giusto, ma consapevoli che stare all’erta non serve mica tanto.

    Secondo me non è vero che le belle cose sono tanto desiderate. Saperle riconoscere, avere ciascuno un bello per sé e magari riuscire a essergli coerenti un’ora al giorno è un privilegio che dovrebbe dare un cincinino di serenità. Poi c’è la bellezza ufficiale, quella che chiama il consenso e su cui le masse convergono. Bella merda, con rispetto.
    Anzi, senza rispetto.
    E’ un discorso in generale e impreciso. Non ha niente a che vedere con le belle cose che son scappate via a Cecilio.

  10. Le cose belle sono permalose: se non le prendi subito si offendono e scappan via. La bellezza ufficiale invece ti becca ad ogni angolo, e non ti molla mica: ciao bello, dove vai? Vieni qua.

  11. Commento da fuoriclasse, chapeau.
    Chissà come sei permaloso.

  12. Ho appena saputo del blog e c’è tanto da leggere.
    Per il momento, visto che si parla di bellezza, complimenti signor Colagrande.

  13. Grazie Mauro, benvenuto. Spero che si trovi bene qui. Son contento che siamo arrivati a parlare di bellezza, c’è tanto da dire.

    Permaloso solo a volte. Più che altro mi impermalosisco per delle cretinate. Così mi diceva mia mamma fin da piccolo. Un permaloso da due soldini, insomma. Comunque mettiam su la tisana che dicevi, Simona. E bagordiamo con tisana e ciocorì.

  14. Ecco, un posto dove si bagorda con tisana e ciocorì per i miei parametri è un gran bel posto. Poi, la tisana chiama il plaid e chiacchierare seduti comodi sotto il plaid è uno dei miei massimi piaceri.

    A proposito di bello e di parlare come stranieri, alle elementari per un certo periodo mi era venuta l’idea che i miei occhi non funzionassero come gli occhi degli altri, che quello che io vedevo biondo in realtà era moro, che quello che mi sembrava rotondo era quadrato. Allora interrogavo una mia compagna e le chiedevo ma Barbara di che colore ha gli occhi secondo te? E’ vero che Stefania è brutta e sembra una maschio? E la sciagurata mi rispondeva come se fossero domande importanti. Poi mi ero messa a pensare che fossero le parole a non corrispondere alle cose, che si dovesse prima mescolare il vocabolario e chiamare il libro tavolo, ad esempio, e poi inventarne ciascuno uno nuovo, un vocabolario tutto per sé, con parole che sembrassero belle e appropriate per noi. Alla fine mi sono arresa alla convenzione linguistica. Ma l’idea che gli occhi siano strumenti inappropriati a cogliere la realtà o che la realtà sia un’invenzione troppo comoda e banale perché gli occhi perdano tempo con lei ogni tanto ritorna. Mi sa che è un’idea che hanno avuto anche altri, molto prima e meglio di me.

    Ma, a sentir parlare di bellezza, non è che arriva Umberto Eco col suo codazzo di avverbi?

  15. Non ci son molte strade purtroppo, bisogna arrendersi alle convenzioni linguistiche. Rassegnarsi alle Designazioni Rigide, come dice Um. Ec. che non entrerà mai in questo blog. E siccome non ci entrerà mai neanche Nello Benazzi, credo che possiam rilassarci e chiamar dentro liberamente Platone e quel suo Eros bastardo che dovrebbe essere l’anello fra la verità e l’apparenza, o l’eterno e l’effimero, ma è sempre un po’ partigiano dell’apparenza e dell’effimero per via di quell’inganno creativo con cui ha creato la bellezza. Insomma Eros è bravo e simpaticissimo, ma bisogna prender le distanze, diciamo discernere. Per discernere ci vuole il filosofo, cioè cului che partecipa a questo blog (però non l’ha dichiarato esplicitamente, Platone). E possiamo anche svegliare Schopenhauer che dice che il mondo è un insieme di rappresentazioni condizionate dal tempo, dallo spazioe dalla causalità. Tocca all’uomo (lui dice l’uomo, mica il flosofo), grazie all’intelletto, organizzare l’insieme: vè che regò – dovrebbe dire l’uomo alludendo a quel regò oggettivo barra soggettivo che è la rappresentazione – adesso mettiamo un po’ in ordine, discerniamo.
    Dovesse passar qui davanti Um. Ec. O Nello Benazzi (sono entrambi riconoscibili, il primo ha dietro un carretto di avverbi, il secondo fa la critica del rpesente ad alta voce ed è sempre incazzato come un bestia) trovate qualche scusa, dite non so che si è rotta una tubatura, o che stiamo tinteggiando, o che ci son dei bambini che dormono, insomma inventate qualcosa. Io ovviamente non ci sono, son via per lavoro. Mi raccomando.

  16. Ecco un’altra prerogativa del blog, è un blog col plaid. Brava Simona.

  17. Lo so che non vale farsi pubblicità, ma siam tra noi, ciascuno col suo bravo plaid: a proposito di bellezza, eros e conoscenza, mi è venuto in mente che su un numero di satisfiction di oltre un anno fa c’è un mio racconto che si intitola Adesso andiam tutti a dormire.
    Il numero della rivista era il 5, si trova qui
    http://www.satisfiction.it/rivista.php
    bisogna selezionare il n. 5 e poi, con rispetto parlando, fa lui il download.
    Insomma vi propongo un testo appropriato per approfondire il tema e discuterne.

  18. Anche a me è successo di pensare che non tutti vediamo i colori nello stesso modo ma mica solo da bambina anche da grandina, va beh lo dico ché siamo qua con la tisana il ciocorì e la copertina e si sta bene, a me capita anche ora. Solo che chiedere che colore vedi tu? poi, da una certa età in poi, non mi è più bastato perché se io vedo rosso quello che un altro vede blu e io ho imparato a chiamare rosso il blu sono punto a capo, chiedo ma non son mica sicura che stiamo vedendo lo stesso colore. Poi avrà avuto sedici diciassette anni (sempre stata una dai tempi lunghi) ho pensato che però se vedo rosso il blu ma anche blu il rosso poi vediamo il viola insieme, e così anche adesso quando parlando con qualcuno mi succede che partendo da punti differenti arriviamo a conclusioni simili una parte della mia testa dice: viola! A volta anche: marrone! o: arancione! Ma più raramente, la viola esclamazione è la più frequente.
    Adesso vado a leggermi il capo che son curiosa e poi vado a dormire. ‘notte

  19. Professor Colagrande, dopo la Sua lectio magistralis sull’estetica da Platone a Schopenhauer e dopo la traduzione a opera del Suo assistente Bisi, mi è venuta voglia di rileggere il Simposio. Giovanni Reale, nella prefazione all’edizione Rusconi, esordisce con una citazione di Nietzsche, Al di là del bene e del male: “Ogni spirito profondo ha bisogno di una maschera: e più ancora, intorno a ogni spirito profondo cresce continuamente una maschera, grazie alla costantemente falsa, cioè superficiale interpretazione di ogni parola, di ogni passo, di ogni segno che vita gli dà.” La maschera è un bel sottoinsieme, mi sembra.
    E, per abbassare un po’ il discorso e far entrare in scena un soggetto mica male, aveva la maschera Diogene di Sinope detto il Cinico? Magari oggi è a Bologna, in piazza Verdi a suonare i bonghi, fumarsi le canne, vomitare per strada. Fuori corso da dieci anni, mantenuto da papi. Va in giro vestito da straccione e non si lava, poi quando torna in famiglia si fa la doccia e lo scrub, mette la camicia Ralph Lauren e si sistema i capelli col gel. Comunque pare che nel IV secolo a. C. Diogene galoppasse parecchio: “Il fascino di Diogene sul suo mondo non fu solo questione di estetica. L’aspetto disordinato non dice molto, essendo noto per altro che le puttane ateniesi di rango elevato riservavano a questi barbuti clienti delle piacevolezza (gratis) che gli altri barboni potevano giusto sognarsi. Tra Diogene, Lais e Frine (due star tra le etére della capitale attica) vigevano leggi del dare e dell’avere che sfuggivano alla comprensione del normale cittadino uso a ricevere tutto dietro a pagamento.” Questa è la Critica della ragion cinica di Sloterdijk. Una goduria di libro.
    Era personaggesco e autoriale, Diogene. Se fosse uno best seller ladino del XXI secolo, sarebbe in partenza per l’Isola dei famosi.
    Insomma, delle volte a sforzarsi di sembrare molto brutti si dà solo il la a una nuova forma di bellezza ufficiale.

  20. Un best seller. E’ che all’inizio avevo scritto “uno scrittore”. Magari un giorno imparerò a scrivere due righe senza infarcirle di errori.

  21. veh, io il plaid non ce l’ho mica ancora, per ora mi arrangio con il maglione -quelli belli grandi e lanosi, con disegnati ghirigori e le stelle- però se non c’è troppo da tribulare un plaid potrei veder di combinarmelo anch’io

  22. Paolo devo convenire che il nome di questo post mi solletica non poco. Sono un permaloso manierato, sempre in combutta con quelle designazioni, convenzioni, etichette o luoghi comuni, per partito preso se ci fossero dei partiti, quando si tenta di essere precisi, con tutti i benefici dei dubbi e incertezze. E quando dico sono ho il sospetto di parlare in terza persona.
    Leggendo i commenti mi è venuto in mente un vecchio discorso di Pasternak. Dritto e storto, tanto per rimanere imprecisi, diceva che non amava la gente perfetta, quelli che non sono mai caduti, non hanno inciampato e a loro non si è svelata la bellezza della vita.
    E’ un concetto che essenzialmente sposo in pieno, dopo mia moglie. E di seguito penso a Don Chisciotte non alle sue peregrine sconfitte, ma quanto alla sua magica capacità di rialzarsi, forse con il riferimento biblico “alzati e cammina”.
    Se qualcuno mi chiedesse di spiegare la Bellezza, prima di tutto guarderei alle spalle nel caso la domanda era diretta a un altro e poi costretto direi lentezza.
    Lento, lentamente, lentissimo come se ci fosse una sospensione temporale. Senza geometrie. Quel momento, anche se gli occhi guardano diversamente un soggetto, dove nulla si muove, in contemplazione. Qualcosa che lascia i sensi a vibrazione infinita. Ad esempio il volo degli uccelli senza sbattere le ali, il mare calmo, le piante rampicanti tanto per essere facile e banale.

  23. Cecilio, secondo me il maglione oversize di lana va bene come il plaid. E non vedo l’ora che arrivi l’inverno per iniziare a imbacuccarmi. Però ho una discreta collezione di plaid. Ne metto quattro o cinque qui, nell’armadio che c’è nel corridoio, sul terzo ripiano.

  24. adesso vado a prender dalla credenza il ciocorì e poi passo a veder per il plad, che ci ho proprio bisogno di mettermi qualche momento sul divano, son rimasto un po’ frastornato dal tuo commento su Diogene e tutte le altre cose che hai raccontato

  25. ho trovato quella cosa qua, nel libro che sto leggendo, che mi par significativa nel contesto in cui si sta ragionando: “Ma l’isola, (sta parlando di Stromboli, ndc) come isola, è assolutamente impossibile dipingerla, perchè tutte le cose belle non si sanno dipingere, e se le dipingi diventano cartoline. Impossibile. Anche un fiore, quando è troppo bello e non c’è la possibilità di immaginarselo ancor più bello con la fantasia, dà malinconia e basta. Anche una ragazza troppo bella mette malinconia anziché allegia. Bisogna avere la possibilità di aiutare una cosa a diventar più bella. Se manca questa possibilità si diventa tristi.”
    Amelia Pardo da Vite sbobinate e altre vite di Alfredo Gianolio

  26. ho lasciato fuori una r, dovrebbe essere allegria

  27. La maschera è un bella visuale. Non so se Diogene ce l’avesse, quella volta là che han girato tutti il cratere facendo l’elogio di Eros, ma la tua rappresentazione di Diogene ricontestualizzato mi sembra esatta, Simona. Autoriale e telegenico con quel rispettoso margine di impostura che lo rende charming o cool. Potrebbe anche entrare nella giuria tecnica di miss italia o in quella psichedelica di x-factor. Non so se il mio assistente Bisi ha letto Critica della ragion cinica di Sloterdijk, glielo chiedo. E comunque vado a chiederlo in prestito.
    Un plaid doppio e doppia porzione di ciocorì a Cecilio per aver portato vite sbobinate di Alfredo Gianolio, libro maltrattato dagli editori, introvabile, insomma bellissimo, a proposito di bellezza.

  28. Secondo me non l’hanno fatto entrare Diogene in casa di Agatone. O Diogene non è voluto entrare, per paura che la partecipazione al simposio gli rovinasse l’immagine.

  29. E comunque anche il dott. Bisi mi ha detto che quella volta lì non c’era, Diogene.

  30. Possiamo portare qui un po’ di cose belle da salvare? Come ha fatto Cecilio, che senza tanti proclami è arrivati con una copia di Vite sbobinate. Facciamo un museo del bello e soppesiamo le visite. Mica tutti se lo meritano e la confusione mi sa che non piace a nessuno di noi. Oppure ce lo godiamo da soli, autisticamente, che tanto vale sempre meno la pena di mettere fuori la testa, confrontarsi con i viciniori etc. Io simbolicamente metto qui una scatoletta di tempo libero, meraviglia che non basta mai. Libero, vuoto, lento, immobile (non va allo stadio, all’outlet, alle fiere, al ristorante lounge e al fast food, al cinema a vedere i film tratti dai best seller) denso di quello ci garba e a culo tutto il resto. Che magone, però.

    Anzi, un polmone bello – come il polmone verde. Che il museo mi dà un po’ di asfittico e poi c’è sempre da spolverare.

  31. Infatti l’idea della terrazza era un po’ quella che dici tu. Il polmone rende ancora meglio il concetto di respirazione. Una respirazione normale, da serena e onesta sopravvivenza. Ognuno può portarsi con sè quello che gli piace, che qui secondo me le cose si conservano bene: non c’è traffico e di conseguenza non c’è smog.
    Molto bella la scatoletta di tempo libero, bella fuori e dentro.
    Il magone è animaletto delicato e morbido, coccoliamocelo, finchè non graffia.

  32. sì, dai, come le scatole di latta dei biscotti o quelle di legno dei sigari dove si mettevano dentro le cose belle che si raccoglievano vivendo prima che ci fosse questo garbuglio di rete a smaterializzare tutto

  33. L’idea della terrazza è bellissima, se possibile convista mare. Secondo me a Bizzi piace l’idea, Diogene è sempre invitato se porta un cratere di vino. Rosso.

  34. Rosso, bianco, ma anche acqua minerale o un cestino di fichi rubati dalla pianta del vicino, della carta per disegnare o scrivere, una torta anche già cominciata, niente materiale informatico che mancano i supporti, qualche foto da far vedere a tutti. A proposito come si fa ad attaccare le foto qui in cima?

  35. Sta bene. Non dimentichiamo i plaid di Simona e i sigari di Cecilio. Io porto anche i gessetti colorati.
    Non è il caso anche di pensare una effigie da porre all’entrata della terrazza, come memento mori?

    Per la foto non so cosa suggerirti. Bisogna chiedere all’amministratore. Scherzo.

  36. Se la terrazza è bella grande con piante, non dimentichiamoci di Pino il riccio.

  37. @Francesco: beh, io parlavo di contenitori, ma se vi garba, qualche sigaro lo porto volentieri, e per il vino ho dei rossi, in cantina, che son un piacere

  38. @ Cecilio: hai ragione, pensavo che avendo i contenitori ti era rimasto qualche rimasuglio. Se porti sigaro e vino, ti faccio compagnia volentieri.

  39. Che bello un posto dove si coccola il magone. Io faccio ancora la bocca a mestolino ogni due per tre. Mica facile la vita là fuori.
    Ah, la scatolina di ceramica col coperchio sbeccato l’ho portata io. Ci son dentro dei pastelli di cera smangiati. Che profumo, i pastelli di cera.

  40. A proposito di come butta là fuori, c’è una poesia famosa che ho letto oggi per la prima volta. Si intitola Scrivere il curriculum e l’autrice è Wislawa Szymborska. Probabilmente la conoscete già, ma metto qui l’ultima parte che al magone piace tanto ( se è animaletto, sarà il caso di dargli un nome al magone o lo lasciamo stare così?):
    Meglio il prezzo che il valore | E il titolo che il contenuto. || Meglio il numero di scarpa | che non dove va | colui per cui ti scambiano. || Aggiungi una foto con l’orecchio scoperto. | E’ la sua forma che conta, non ciò che sente. | Cosa si sente? | Il fragore delle macchine che tritano la carta.

    L’ho messa anche da un’altra parte, ma è un posto un po’ affollato ed è difficile che qualcuno la noti. Però io intanto tappezzo.

  41. Come il titole del blog, a volte la poesia vola nei posti più impensabili. Simona se dove l’hai messa nascono fiori, portali nella terrazza

  42. Allora, io adesso ho avuto tempo di leggere solo una quindicina di post, presto devo tornare a lavorare. Però questo discorso sulla bellezza mi fa venire in mente delle cose.
    Io mi ricordo per esempio che la prima volta che ho visto con chiarezza la bellezza è stata la volta che in quarta elementare la mia maestra Pasqualina Castagna ci ha portati a vedere la chiesa di San Sisto, che adesso non importa dov’è, fidatevi che esiste. Lì, io non so cosa è successo, non era la prima chiesa che vedevo: sarà stata l’aura di rispetto, la penombra, le candele, i soffitti i quadri o il racconto della Madonna Sistina e dei viaggiatori, fatto sta che ho sentito arrivare la bellezza come un’onda di calore intelligente. Poi un’altra volta è stato quando il mio professore al liceo ci ha letto I Sepolcri e lì ho sentito la bellezza delle parole, non dei concetti, delle parole proprio, e non mi era mai successo prima. Allora sono andata da lui e gli ho detto -con l’aria polemica che avevo a quell’età, qualsiasi cosa dicessi- ‘Ma sono belli!-. ‘Sì, signorina, mi ha detto lui, sono belli’.
    Poi la terza volta mi è successo in una città bruttissima, alle otto di sera, guardando l’edificio nuovo del Monte dei Paschi di Siena e sentendo improvvisamente che la città aveva un suo ‘rumore’. Bellissima bellezza quella.
    Ecco. Tre volte, direte voi, sono poche. Ma a parte che non sapete quanti anni ho, a parte il capo che però è tenuto al segreto professionale, potrei averne anche 20, quelle che ho descritto sono sensazioni pure. Cioè senza commozione, riflessione o pensieri correlati.
    Questo è il mio contributo.
    Tisana, ora (sarà fredda).

  43. Ma adesso torno su e vedo che siete filosofici. Scusate, devo riprendere la mano, a volte, se si tenta di essere precisi si parla come stranieri.

  44. poi c’è anche John Keats che ha scritto: “A thing of beauty is a joy forever”, quando la recitò il mio professore di inglese, al liceo, rimasi colpito dalle parole perchè poi il significato un po’ mi sfuggiva, a quel tempo l’inglese non è che lo praticassi con dimestichezza

  45. Plaid e tisana fumante, che sono stanca morta. Qui non si sente quell’odore cattivo e minaccioso che ha l’aria nelle sere fredde.
    Comoda la sedia a dondolo. Se mi addormento, scusatemi.

  46. Da piccolo di fronte al camino, nella casa in campagna, avevo una sedia a dondolo fatta di bambù. La trovavo scomoda, alla fine l’ho anche sfondata per la legge del contrappasso ma il rumore del fuoco, il ludibrio delle fiamme e lo scricchiolare della sedia, mi addormentavo specie con la pancia piena. Simona nella terrazza bisogna portala e se non è vista mare, si può sempre simulare l’onde.

  47. No, non è vista mare ma si vedono i tetti e sotto c’è il brusio, che è fatto di tante frequenze, diverse e tutte mescolate. E resta là dov’è, il brusio: sul piano strada, non disturba, anzi. Forse è anche meglio del mare.

  48. “.. La musica, signori, mi lascia perplesso. Sono sicuro che è di natura ambigua. Non vado troppo oltre se la dichiaro politicamente sospetta”.
    (T. Mann, La montagna incantata)

  49. Per la tisana qualche preferenza?

  50. Poi volevo aprire una parentesi intanto che ci passiamo lo zucchero (io di solito ne metto abbastanza, circa tre cucchiaini, tanto poi brucio tutto a forza di pensare alle mie stupidaggini e non dormire per delle notti intere). Neanche un mese fa a una lettura di Dioblù, un signore, un po’ cattedratico come modi e lessico, mi è venuto vicino e mi fa: da anni apsetto questo momento, per dirle che Fideg potrebbe essere un bel libro, ma ci sono due refusi catastrofici che lo rovinano irrimediabilmente. Lo so, gli ho detto. A sì? mi fa, e quali sarebbero? Uno è “sparse” le trecce morbide anzichè “sparsa” le trecce morbide, dal coro dell’atto IV dell’Adelchi, l’altra è Teognide di Megera anzichè di Megara, gli ho risposto.
    E mi è venuto in mente questo blog, con anche una piccola lacrima, perchè andando indietro almeno di un paio di anni si ritrovano delle cose bellissime sia su Sparsa che su Megara.
    Su sparsa poi c’è una tesi stupenda di Carlotta sull’accusativo alla greca, applicato all’aneddoto delle triglie che mi son tirato sulla camicia una sera a una cena con i finalisti del premio viareggio (“sparso le triglie morbide sull’affannoso petto…”). Megera invece di Megara era un esempio vivo dell’azione subdola degli algoritmi informatici racchiusi nei cosiddetti correttori.
    Secondo me c’è rimasto un po’ male (ma forse mi sbaglio, se mi sbaglio e se quel signore dovesse comaprire qui mi farebbe molto piacere, sul serio), ma credo che adesso non pensi più che quei refusi siano così irrimediabilmente catastrofici.
    Non c’entra niente con il tema che stiamo trattando o forse sì, non lo so. Ma è per dire che si sta benissimo qui sulla terrazza a mettere insieme le triglie con la morte di ermengarda e l’accusativo alla greca. E se non ci fosse stato quel refuso non ne avremmo neanche parlato. Quindi tornando indietro ce li lascerei tutti e due.
    La prossima volta magari metto meno zucchero, ma abbiate pazienza.

  51. Altra parentesi, una specie di aggiornamento.
    Athos Ganassi e Monalda Regina Leopardi (vincitrice, come sapete, del concorso ‘oggi scivolo io’) sono fuggiti a bordo del pullman allestito da Carnai Editori. L’autista è stato abbandonato all’autogrill Cantagallo Ovest dove era sceso a bere il caffè: per ora nessuna traccia di Athos e Regina Monalda. Vuol solo dire che son felici e con tutta probabilità si amano. Appena ci sono notizie vi aggiorno, nessuna nuova buone nuove. Chiusa la parentesi e Sempre Athos.

  52. Tisana al mirtillo London Fruit&Herb Company con una goccia di limone, ma niente zucchero. Grazie. Comunque nella dispensa ho fatto un po’ di scorta. Ci sono anche altri gusti.
    Ma siamo nel mondo dei balocchi, che i best seller spariscono così, travolti dalla passione a bordo di un pullman? Se guidava Ganassi, è più probabile che si siano schiantati in fondo a qualche viadotto. Eros e thanatos, direbbe pudica la mia prof. del ginnasio.

  53. Francesco, io da piccola facevo finta che la sedia a dondolo di mia nonna fosse una carrozza. Io spronavo il cavallo e mi impegnavo così tanto che la sedia a dondolo mi seguiva e rigava il parquet.

  54. Sono d’accordo sul brusio. E’ un sottofondo molto rassicurante anche per addormentarsi, una specie di ninna nanna involontaria e inconsapevole. Insomma, io qua dormo che è una meraviglia.

  55. Mi hanno regalato un mastellino di marmellata di mirtilli rossi, son 650 grammi, io quasi quasi faccio una teglia di crostata e la porto, se vanno bene anche le righe un po’ storte e non tutte larghe uguali. Capo posso portarmi una caffettiera piccola e del caffé? non è per fare la difficile ma a me le tisane non piacciono, per me il caffé è come la tesina per voi, io la caffeina non la vedo più, ho i recettori saturi da anni, posso anche berne una tazza e addormentarmi poco dopo, se poi oltre al plaid c’è anche un gatto d’accarezzare sarebbe ancora più perfetto.

  56. La tua crostata sarà buonissima, Michela, e anche bella da vedere grazie alle righe storte. Porta pure la caffettiera. Il gatto secondo me ce l’ha Simona o comunque ne troviamo uno. Sedie a dondolo ce n’è abbastanza. Abbiamo anche brusii sedativi e magoni morbidissimi, una bella scorta.
    Se russo però avvisate.

  57. il nome Athos in effetti richiama sia eros che thanatos, così a orecchio, però non dirlo alla prof. del ginnasio. La grande delusione potrebbe essere che la fuga con Monalda sia tutta una manovra mediatico-editoriale. Si sa che i best sellers, come i premiers e le veline, quando sentono cedere la terra sotto i piedi devono inventarsi qualcosa di clamoroso. E insomma, anche la fortuna editoriale di Athos non poteva durare a lungo, dopo il botto.
    Il mio assistente dott. Bisi mi ha appena detto che Athos significa senza dio, quindi eros e thanatos non c’entrano niente. Mi ha detto tante altre cose ma non me le ricordo più così bene (sul fatto di aver dio dentro il nome, come per l’appunto athos, o dentro i titoli dei libri, che sarebbe poi il segreto per diventare best seller).
    Comunque so già che Ganassi si è un po’ bruciato. Troppo successo tutto insieme. Nel prossimo libro infatti si chiamerà, lo so per certo e vi regalo lo scoop, Armand de Sillègue d’Autevielle Ganassì. Titolo provvisorio: Guerra e Pace.

  58. Ho il gatto, un simil persiano biondino di nome Ghismo. Una coniglia nana che chiamo semplicemente Coniglia e che sembra un po’ squatter, ma magari a stare qua mette la testa a posto. E un cane sedicenne e cieco causa cataratta senile che si chiama Holden. Chi preferite? Per portare il cane in terrazza devo organizzare un ratto, perché sta a casa dei miei che gli vogliono più bene che a me e mio fratello messi insieme.
    E’ ben diventato sborone Ganassi.

  59. Ah, ma Dioblù allora è un best seller? Doppia tisana e caffè per Michela.
    L’assistente dott. Bisi non starà diventando un pelo didascalico? Quanto è, prof. Colagrande, che non lo rintuzza dicendogli di fare delle fotocopie?

  60. Io lo so che è un posto magico questo, compare anche un gatto. Grazie Simona. Il nostro lo lascio qua che non sta tanto bene è diventato diabetico e non è per nulla facile trovare la quantità d’insulina giusta, meglio lasciarlo in pace senza trasferte anche se sono sicura che si troverebbe bene in terrazza. Allora domani inforno, sta sera sono stanca non verrebbe niente bene.

    Senti capo non è che ti fai ripetere quelle cose sui nomi che hanno dentro la parola dio? Che io lo so che sono nomi impegnativi da portare ma poi succede che ci si affeziona al proprio nome (e a volte si confida anche sul fatto che quasi nessuno sappia il significato). Leggendo sopra mi è venuto in mente che quando è uscito A un cerbiatto somiglia il mio amore Grossman è venuto a presentarlo a Genova proprio la sera prima del giorno nel quale sarebbe stato in libreria e io ero andata a sentirlo con due mie amiche: Daniela e Gabriella. Quando alla fine della presentazione ci siamo messe in coda con la nostra copia in mano felici di avere il suo autografo io ero la terza del nostro gruppetto e lui mi ha detto: Gabriella, Daniela e ora Michela. Io gli ho sorriso e ho preso la mia copia firmata stavo lasciando il posto a chi era dietro di me quando ho capito, spesso ho i riflessi di un bradipo in letargo (ma i bradipi vanno in letargo?) Sono nomi della tua lingua, gli ho detto (la frase l’ho tradotta para para e denota tutta la mia dimestichezza con l’inglese) e ora quel suo sorriso mentre mi diceva Sì la mia lingua mi è tornato in mente.

    Secondo me Athos e Monalda Regina si stanno divertendo e ricompariranno (dove e quando verrà loro voglia) fingendo che nulla sia successo e parlandosi senza parlare tratterranno le risate.

  61. C’è un Thomas Mann tutto solo poco più su. Ne metto un altro, quello delle “Considerazioni di un impolitico”, a fargli compagnia.
    “Che cos’è l’estetismo? Cos’è un esteta?
    Si usa, rispondendo a tale domanda, mettere in primo piano molte componenti non essenziali, accessorie, trascurando invece quella che è la caratterisitica effettiva e decisiva; e comunque di solito si dà dell’estetismo un’interpretazione troppo limitativa. Estetismo, ad esempio, non è affatto l’amore delle belle lettere, la beata venerazione del bello, l’omaggio alla moda delle belle barbe. Esteta non è chi tiene a ‘morire in bellezza’, né chi sfoggia espressioni come ‘pampini nella chioma’; invece è più che possibile che uno giudichi quel desiderio insopportabilmente lezioso e trovi di assai cattivo gusto quell’espressione, pur essendo un esteta della più bell’acqua. Né bastano a cogliere appieno ed esaurire il concetto di estetismo quella mancanza di cordialità e umanità, quella saggia mescolanza intellettuale di trivialità e raffinatezza o di raffinatezza e brutalità, che sono gli ingredienti di certe opere d’arte moderne o non più tanto moderne. Estetismo come contrapposto alla politica – giacché soltanto in questa antitesi il concetto si ridesta oggi a vita attuale! – Estetismo è piuttosto… ma cediamo la parola agli esempi.”
    E tra i primi esempi c’è Flaubert, di cui Mann dice una cosa che secondo me possiamo estendere al nostro anfitrione: “… un bello stile è ugualmente indicativo di un’autentica natura politica degna di plauso e ben disposta verso l’umanità.”

  62. Niente, in un sussulto di ottimismo stavo solo pensando che secondo me la bellezza ritorna. Bisogna avere pazienza, aspettare che faccia un lungo giro e accetti di cambiare un po’ aspetto, ma ritorna.

  63. un po’ come le comete

  64. Fratelli e sorelle ho ricevuto una cartolina da Pino, ci sono i saluti per tutti. Si è trovato un bel posto, ha appena finito di prepararsi la sua prima tana per il suo primo letargo. Ha detto che ci aspetta per primavera e che spera di rivederci tutti magari fuori dalla sua tana con qualcosa da mangiare, da bere o fiori, libri e tanti racconti su quello che succederà nei prossimi mesi. Ha anche scritto che per l’anno prossimo si organizzerà meglio e si farà mettere un attacco a internet.

  65. Caro Paolo, so bene che qui tutti ti conoscono e conoscono perfettamente la tua gentilezza e disponibilità, ma a me mi hanno insegnato che quando qualcuno fa qualcosa per te è doveroso essergliene riconoscente per questo voglio dirti nuovamente un immenso GRAZIE per la cosa fantastica che hai fatto ieri per me. Mi spiace che non sono riuscito a mantenere la promessa di rimanere impassibile che in parecchi momenti del tuo discorso avevo gli occhi che mi lacrimavano dalle risa e mi sono dovuto spostare indietro di qualche metro per non disturbare la tua esposizione.
    Grazie ancora di cuore.
    Alan

  66. Ehi, lo voglio sapere cos’è che ha fatto Paolo ieri sera.
    Vabbè, vuol dire che farò un salto in terrazza. Porto anche gatto Charlie, che è un quasi siamese, è socievole e grasso e ha gli occhi azzurri.
    Ma sarà il caso di trovare un luogo d’incontro invernale: cantina, solaio, soffitta, taverna, capannone o fabbrica dismessa, ex colonia marina, rifugio antiareo della seconda guerra mondiale, grotta, lavanderia, garage… insomma meno elegante della terrazza, ma al riparo dalla galaverna prossima ventura.
    Vi saluto tutti tutti

  67. no, com’è, fate le robe di nascosto, senza neanche mettere un bigliettino sul frigor?

  68. E’ la solita scusa. Il bigliettino l’ho messo, ma guarda, è caduto giù e si è infilato sotto al frigo. Bisogna portare delle calamite. O una lavagnetta.
    Comunque sappiamo che il padrone di casa ha fatto una cosa fantastica e che si è messo in esposizione. Ce n’è abbastanza per pensare male.

  69. Scusate fratelli e sorelle ma c’era un po’ di coda e insomma sono in ritardo. E’ molto bello che Pino si sia ricordato di noi. Adesso sto facendo attrezzare la veranda e se va bene per voi ci trasferiamo lì. C’è anche la cucina economica.
    Alanpollo ha esagerato, non ho fatto niente di straordinario: ho solo letto la biografia di alanpollo alla presentazione del suo ultimo libro che si intitola Una vita da gadano. Poi sono anche scappato quasi senza salutare, che dovevo andare a recuperare i bimbi. C’era il teatrino pieno, un centinaio di persone, molto bello.

    Abbiam lasciato in sospeso il discorso sulla bellezza. Bisognerà riprenderlo. Anche secondo me la bellezza ritorna, dopo i suoi giri.
    C’era la sedia a dondolo di Simona (anche il gatto, il coniglio e T. Mann), il Keats di Cecilio, la marmellata di mirtilli di Michela,la maestra Pasqualina di Carlotta, cpoi c’eran dei brusii, c’era il prof. Bisi con i nomi che contengono dio eccetera eccetera. E qui non si riesce più a scrivere, dalla lentezza del pc, che va bene che è un blog lento ma è ora di mettere un altro post.
    C’era anche la sedia a dondolo di Francesco.

  70. Una vita da gadano? bel titolo che viene subito in mente Ligabue, anche se non so cosa vuol dire

  71. Il video del misfatto:

    😉

  72. Il video è veramente bello! Peccato non esserci stato.
    Devo però condividere l’ignoranza di Mirella, nel senso che ignoro il significato di gadano.
    Alan riesci a dare delle delucidazioni?

  73. Forse Paolo è più adatto di me a spiegare il termine Gadano. Diciamo che per come la penso io un “gadano” è uno che nel tentativo di fare un po’ lo sborone alla fine risulta più ridicolo che altro. Insomma, una via di mezzo tra uno sbruffone e un pagliaccio 🙂 Grosso modo…

  74. Grande presentazione per il grande libro dell’artista a trecentosessantagradi Angelo Polito. Un artista poliedrico, a tutto tondo, una pietra miliare nel mondo dell’arte occidentale, e non solo.
    Un uomo che, come altri mai, merita totalmente il copioso successo arriso a tutte le opere del suo multiforme ingegno. Bravo!

  75. oi, signori -e signore- tutto bene?
    tutti presi dagli addobbi e dalle luminarie?

  76. Per quel che mi riguarda, tutta presa a contrastare l’angoscia da luminarie e addobbi e la profonda depressione prenatalizia …
    Auguri a tutte-i

  77. Che bello, qualcuno con cui condividere la depressione prenatalizia. Addobbi e luminarie mi divertirei tanto a tirarli giù per poi saltarci sopra a piè pari, ma devo fare i conti con una statura povera. Basta avere dei bimbi in casa per dare un po’ di senso a questi giorni?
    Impietoso Auden, ma almeno fa pensare al 7 gennaio:

    “Bene, anche questa è finita. Adesso dobbiamo smantellare l’albero,
    rimettere gli ornamenti nelle scatole di cartone –
    qualcuno è stato rotto –
    e riportarli in soffitta.
    Il vischio e l’agrifoglio vanno tirati giù e bruciati,
    e i bambini devono tornare a scuola. Ci sono abbastanza
    avanzi per tutta la settimana, che si possono riscaldare –
    non che ci sia molto appetito, dopo aver tanto bevuto
    e aver vegliato fino a tardi, e tentato – del tutto senza successo –
    di amare i nostri parenti, e in generale
    grossolanamente sopravvalutato le nostre forze.”

    Scusate il citazionismo, ma mi piace così tanto che ho voluto portarlo in terrazza.
    Buona resistenza, allora. Che è un augurio che vale sempre.

  78. Io non so bene come confessarlo ma a me Natale piace, mi piacciono anche le luci, gli alberi, andare in giro a cercare i regali… insomma un po’ tutto. Il casino meno, ma se si scelgono gli orari per andare in giro (tipo domenica mattina) si può quasi evitare il troppo casino di questi giorni. E dopo questa confessione torno a fare le mie palline, devo finire le ultime due per mercoledì mattina e devo darci dentro che sono lenta.
    Auguri di buon natale. Poi per quelli dell’anno nuovo ci si rivede.
    P.S. prometto di non portare le mie palline in terrazza però, anche se chi si loda si imbroda, ce ne sono di belle.
    P.S. 2 buona resistenza è un augurio molto bello, e concordo con te Simona, sempre valido.

  79. qua re inverno se la intende per benino con regina nebbia; sulla terrazza c’è del ghiaccio che bisogna usar i ramponi, non si finisce di buttar legna nel caminetto e anche le coperte non sembran mai abbastanza; si spera comunque in una bella notte di aria limpida per uscir con il naso in su a godersi la stellata con un bicchiere caldo di tisana speziata

  80. Con questo freddo la tisana andrebbe corretta con qualcosa dai 40° in su. L’anfitrione dov’è? Non sarà mica rimasto nel labirinto come il suo collega Jack Torrance? Chi è che va a controllare?

  81. son passata a salutare e augurarvi buon anno. Come state? Tutto bene? Ripresi dalle feste? Qualcuno ha notizie del capo? E di Athos?
    Se serve che qualcuno trasporti della legna mi offro volontaria ché devo trovare un modo furbo per tirar giù i due chili presi (e le diete mi stanno antipatiche e le palestre non le frequento).

  82. Io non c’è male, grazie, spero anche tutto il resto della brigata;
    forse sarà che qua c’è un nebbione che non si riesce mica a veder nessuno -e ieri notte son convinto di aver pure sentito gli alberi che si lamentavano- o magari sarà che qualcuno sta ancora smaltendo i pisarei e faso’ e il Gutturnio

  83. niente, oh, altro che nebbia, qua si rasenta l’oblio; qualcuno deve aver trovato nella credenza il barattolo con i fio di loto.

  84. io comincerei a preoccuparmi seriamente…

  85. non preoccuparti Cecilio, ogni tanto capita ma poi tornano. Intanto noi facciamo andare il caminetto, mettiamo l’acqua sul fuoco, prepariamo un dolce, copriamo le piante così non gelano (da Castorama si trova una cosa bellissima fatta apposta per coprirle ma che le lascia respirare, altro che i sacchetti del supermercato che si bucavano con le forbici), poi vedrai che tornano.

  86. vabbe’, vado a procurar dell’altra legna per il caminetto e intanto metto qualche patata a cuocer sotto la cenere.

  87. capoooo, capo e tutti voi parte della brigata …
    mi no digo niente, parò gnanca no taso …

  88. qui le patate son bruciate, il fuoco ormai langue, che faccio, ci butto qualche altro ciocco? Anche il te, ormai, s’è raffreddato -e non è ancora il momento, di bevande gelate-
    beh, mi rimbocco la coperta e intanto che aspeto mi faccio un pisolo

  89. Son passata domenica giusto per vedere se c’era qualcuno, se le piante erano da bagnare, che a me far morire le piante non mi va, mi piange il cuore. Il capo deve essere passato, ho trovato un microbiglietto sotto la teiera, secondo me non l’ha visto nessuno. Va beh, magari mi sbaglio comunque se qualcuno l’ha visto (il biglietto) e poi l’ha visto (il capo) il 3 febbraio a Reggio che presentava Dioblù speriamo che passi da qui a raccontarci qualcosa. Però anche tu capo, perché certe cose le attacchi al frigo in bella vista?
    Cecilio, al mercato sabato scorso c’erano le patate dolci. Io le mangiavo da bambina, ti piacciono? Se ti va e se ci sono anche sabato prossimo ne porto qualcuna e le mettiamo anche loro nella stagnola sotto la brace.

  90. buona idea, grazie

  91. ciao! per tutto questo tempo NON mi sono coricato presto la sera

  92. ciao, mi ero stufata di vedere 91 così ho deciso di far scattare il 92.
    Ora mi tiro giù un po’ di Bisolvon e me ne vado a dormire.
    buona notte, piena di bei sogni.

  93. Ieri ero a vedere Nora alla prova e quando alla fine sono usciti tutti a prendersi gli applausi a me, al dottor Rank, veniva da dire: salve, ma la sa che l’altro giorno parlavamo giusto di lei? Oggi son passata da qui. Eh, l’altro giorno, son già passati nove mesi.

    @Cecilio: ci sei ancora? Sabato scorso son passata a dare una pulita alla terrazza e ho visto che il tendone, quando lo abbassi, cigola. Se porto lo svitol mi dai una mano? Soffro di vertigini è meglio che non salga sulla scala.

  94. @Michela: per non farti tribolare il meccanismo della tenda ho pensato io ad oliarlo; intanto che c’ero, e che non pioveva, ho rinfrescato anche la vernice del tavolo e preparato il barbeque;
    dicevan che la pazienza ha un limite ma io non ho mica ancora capito bene dov’è, quel limite lì; voi fate un po’ come volete, io la bottiglia di rosato l’ho stappata (adesso basta tisane, eh), se venite, bene, altrimenti berrò alla vostra salute

  95. sia mai che ti lasci lì a bere solo soletto, rivo anca mi, anzi son già lì e ho portato anche un po’ di focaccia che se bevo senza mangiare poi finisco subito sotto il tavolo (ha ancora la vernice fresca, meglio di no).

  96. veh, s’è rintanato così per benino, il capo, che nemmeno con il rosato e la focaccia siam buoni di farlo riapparire

  97. non mi ero resa conto ma è iniziata estate e bon, niente, volevo solo dirvi: buona estate.

  98. Capo ma che fine hai fatto?
    Un saluto a tutti

  99. Qualche giorno fa ho visto dei libri (la cosa non è sorprendente, potrebbe esser taciuta tranquillamente), sulla prima pagina di uno di questi libri, non so se chiama prima pagina insomma quella che c’è dopo la copertina ma che non è la pagina numero 1, quella, c’era scritto

    Delle Opere
    drammatiche giocose
    di Carlo Goldoni
    avvocato veneto

    quella pagina mi è piaciuta molto. Ora ci ripensavo e mi è venuta voglia di passare da qui.
    Buone vacanze

  100. “A volte, se si tenta di commentare, si parla da soli”

    (Cecilio Ribolin, “Morte di un blog”)

  101. ultimamente quando passo da qua penso: c’è ben poco da star allegre
    oggi ho sorriso
    grazie Cecilio

    (secondo me un sorriso fa un mezzo dialogo, ma forse è solo che ‘sta sera mi ha preso una botta d’ottimismo )

  102. Santo cielo, che tristessa. C’è il nebbione anche qua: non si vede mica più nessuno.

  103. cecilio che bello, ci sei anche tu, ‘spetta che metto la pettorina fosforescente sul giaccone così mi vedi e andiamo ad accendere il camino. Magari anche gli altri ci sono ma nessuno parla e non si vede a un palmo dal naso. E se ci mettessimo a cantare? secondo me se canto io arrivano tutti, per farmi star zitta saltano immediatamente tutti fuori (capo incluso).

  104. Buon Anno a chi passa ancora di qua; spero che nel 2012 il capo si rifaccia vivo (in barba ai Maya)

  105. buon anno a te Cecilio e anche a chi passa da qua. Senti, pensavo, non è che per far tornare il capo possiamo chiedere aiuto alla Befana? Tutti scrivono lettere a S. Lucia, a Babbo Natale e se noi scrivessimo alla Befana? Magari ci aiuta, magari esaudisce il nostro desiderio. Va be’ nel frattempo porto in qua un po’ di cioccolatini misti che quelli vengon sempre bene mentre si parla, si legge, si accende il caminetto, si mette su la tisana depurativa post feste, si aspetta il capo …

  106. Cara Befana,
    ti scrivo perché avrei bisogno di un favore. Potresti lasciare nella calza del capo un invito a tornare da queste parti? Sempre che lo voglia però, e sempre che anche tu abbia voglia di aiutarmi. Sull’invito ci sarebbe scritto

    Capo mi/ci manchi, se hai voglia di tornare noi siamo qua ad aspettarti e ben felici di rivederti. Se invece non hai voglia non ti preoccupare, son cose che capitano, amici come prima.
    Con affetto
    michela
    P.S. buon anno
    P.S.2 dai metti un post piccino e vedrai che da cosa nasce cosa.

    Ecco, io lascio il biglietto sul terrazzo sotto il vaso dei tulipani, se pensi che sia meglio cambiar qualcosa ti lascio carta bianca, lo conosci da più tempo, da quando era bambino. Sul tavolo troverai una fetta di panettone e un bicchiere di Moscato. Quando arrivi prendi bene le misure che il terrazzo è piccino, non vorrei che ti facessi male.
    Grazie e buon anno anche a te.

  107. Anche se un po’ in ritardo, tantissimi auguri di buon anno a tutti.

    Speravo che il capo, con befana vino eccetera, si rifacesse vivo ad animare questo spazio. Mai demordere e chissà qualche colpo di scena.

    Francesco

  108. Ma sentite un po’, voi che insistete a tener in ordine la casa per il capo (mi ci metto dentro anch’io, naturale) e se ci trasferiamo in qualche casetta qua nei dintorni e intanto che teniamo d’occhio qua che non vengan su le erbacce andiamo avanti con i nostri ragionamenti? Mica per altro, eh, solo per dar un po’di aria alla conversazione, ché ormai, persi qua in fondo a ‘sta spataffia di commenti, non sappiamo più che fine ha fatto Athos e sua nonna e tutte quelle belle cose che ci stavamo raccontando. Che dite?

  109. Plin Plon, avvertiamo i gentili clienti che il blog chiude. Siete pregati di avviarvi all’uscita, grazie.
    Io vado eh, ho chiuso tutto, il frigo è vuoto. La piante le ho portate alla vicina. Statemi bene.
    Cecilio

  110. no Cecilio rimani, non andartene anche tu. A me dispiace se te ne vai, io ogni tanto passo di qua e spero di trovare le tue tracce, se te ne vai anche tu io mi rattristo molto (sembra un ricatto? sì è un tentativo anche questo, sto usando qualsiasi arma mi venga in mente). Facciamo che fai un viaggetto e poi torni? Facciamo che quando pensi di tornare metti un segno sotto ‘sta spataffiata di commenti e io riaccendo il frigo, tolgo un po’ di polvere e il lenzuolo dal divano? E la tua idea di traslocare da un’altra parte? ecco, io quella l’ho letta e non sapevo bene che cosa dire, l’idea mi piaceva ma una parte di me la considerava un po’ come lo smettere di sperare che qua le cose potessero cambiare. Se traslochi altrove mi/ci avverti? Prometto solennemente di non comportarmi da ospite invadente. Giurin giuretto e croce sul cuore.
    Comunque, qualsiasi sia la tua decisione, buona fortuna e sta bene. è stato bello conoscerti, in alto i bicchieri, alla nostra.

  111. Ciao non capisco perchè il mio precedente commento non è apparso!

    Avevo scritto che mi piaceva l’idea di Cecilio di spotarci in un’altra casetta. Mi sembrava una idea simpatica che appoggiavo che spero sia ancora valida.

    Secondo il capo è in fase fuoco fauto. Prima o poi apparirà e ci sarà luce e calore.
    Francesco

  112. Volevo scrivere secondo me. Ciaoo

  113. No, arimo, se state qua a aspettare allora mi fermo anche’io, vado un momento dalla Signora Ada a riprender le piante e poi faccio una scappata a prender qualcosa da tener in frigo. Son contento che ci siete.

  114. ;-P
    domani faccia la crostata con le mele e l’uvetta così festeggiamo
    buon venerdì sera a tutti/e

  115. Ma Athos, poi, qualcuno ne ha notizie?

  116. Io non son mica sicura che sia lui, mio fratello non si ricorda il cognome dell’Athos che ha conosciuto il mese scorso. Però, se fosse lui e secondo me una qualche probabilità c’è, ma potrebbe essere anche un fanAthos un po’ fanatico, allora adesso è preso dalla salvaguarda degli ecosistemi. Gli è partito l’embolo delle rane. Di una rana in particolare, non mi ricordo più che nome ha ‘sta rana ma se serve posso chiedere. Anche a mio fratello è partito l’embolo delle rane, fin da piccolo ce l’aveva e portava a casa rane e salamandre (le salamandre sono bellissime, se non ne avete mai vista una dal vivo andate a cercarle appena finisce ‘sto freddo) e così dicevo si son conosciuti (Athos che non si sa se è l’Athos che conosciamo noi e mio fratello) e si sono messi lì a ragionare per trovare un modo di fare un parco e salvare questo ecosistema, un ecosistema che se ne frega, giustamente, delle regioni e che si trova tra la Lombardia e il Veneto. Una delle forme di vita tipiche di questo ecosistema è appunto ‘sta rana. Pensando al nome da dare al progetto Athos ha proposto Scivolo. Perché stiamo scivolando velocemente verso un punto di non ritorno, sostiene lu (e potrebbe anche aver ragione)i.
    Mi rendo conto che è una traccia un po’ fumosa, ma è l’unica che ho. E voi?

  117. Quell’Athos lì che non si sa se è l’Athos che conosciamo noi è una bella persona, l’idea del parco per salvar l’ecosistema che se ne frega dei confini amministrativi è lodevole e anche le salamandre son degli animali con il loro perché anche se con lo schifo d’acqua che c’è nei nostri fossi è diventato molto difficile trovarle, e non bruciatele mica, se capita che le incontrate, ché non è vero niente che resistono al fuoco come riportan gli antichi manoscritti. E guardate bene con attenzione che può darsi che ci son anche i tritoni, che son più schivi ma son belli anche loro.

  118. Hai ragione son bellissimi i tritoni, hanno una pancia beissima. Mi è capitato di vederli solo due volte, anni fa. Son proprio belli belli.

  119. Ho portato le castagnole, che questa è la settimana di Carnevale, se ci fosse in giro il capo gli tirerei qualche manciata di coriandoli; divertitevi che poi dicono che ci son quaranta giorni di penitenza (come se fino ad ora fosse stata una pacchia); ho trovato qualcosa su Athos, stamani sul giornale, appena ho un po’ più di tempo lo metto su qua. Ciao

  120. Buon martedì grasso Cecilio e buon martedì grasso anche a chi passa ancora di qua. Porto un po’ di bomboloni così non ci facciamo mancare niente (ciccia inclusa, che tanto non fa ancora caldo quindi serve e poi si mimetizza ancora facilmente sotto i maglioni). Crema o marmellata?
    Son curiosa di leggere che cosa hai trovato e son sicura che non sono la sola.

  121. Intanto mi scuso per aver fatto passar del tempo, non era mia intenzione;
    allego l’immagine [ http://i.imgur.com/mL9L4.jpg ] del quotidiano la Repubblica di qualche tempo fa, mi fa strano che sia passata sotto gli occhi senza che nessuno si rendesse conto dell’importanza della notizia. Credo sia stata quasi sicuramente la concomitanza con l’evento mediatico del Festival dei Fiori . Tant’è.
    Riporto l’articolo, a firma di Maurizio Sgadon, che nella scansione è divenuto illeggibile e che dice così: “Proviamo a capire cosa spinge la promessa della narrativa contemporanea ad abbandonare le luci della ribalta. Sembra opinione diffusa che non si tratti di una scelta voluta, quanto piuttosto di un lasciarsi vivere perdendosi al largo della quotidianità come i vascelli a cui la raffica di vento, improvvisa e gagliarda, gonfia le vele rendendo baldanzosa l’andatura e quando d’improvviso così come era comparso, il vento cala di botto il vascello contina impercettibilmente a muoversi e finisce per scomparire all’orizzonte.
    Athos non si è negato, a noi avidi lettori, ci ha fatto dono della sua opera e ora, semplicemente, non sente più l’urgenza di raccontarci ancora le sue storie.
    Cò nonostante, noi, restiamo qui, imperterriti, a scrutare l’orizzonte sicuri che un giorno, il vascello, tornerà a solcare i nostri mari.”

  122. Ma bravo Cecilio, guarda qua che cosa hai trovato. Non l’avevo visto. Eh, che dire … se fosse realmente così, e non ho ragioni per pensare che non lo sia, l’unica cosa che si può fare è augurargli di cuore una felice navigazione, di trovare dei bei mari, dei bei posti, di ammirare albe, tramonti e stelle e lune, di vedere delfini che giocano e gabbiani che seguendo la scia cercano teste di pesce buttate in mare. Io un’occhiata da queste parti lo darò con più attenzione del solito, se scende a terra per mangiarsi una fetta di farinata gli farò trovare un bicchiere di vino offerto da un’avida lettrice che si augura che gli torni presto la voglia di raccontarci una storia come solo lui sa fare.

  123. magari, poi, cambia idea e ci racconta di quei bei posti lì davanti al mare

  124. mentre aspettiamo che Athos cambi idea e che al capo venga voglia di passare da queste parti che ne dite se ci si vede per Pasquetta e si finiscono insieme le uova sode, e le colombe? potrei portare della cioccolata sotto forma di pezzi di ex uovo nero nero, la sciogliamo a bagnomaria, la spalmiamo sulle fette di colomba e cacciamo tutto in frigo per un’oretta, che vien la crostina buona. Se volete faccio un po’ di crema, per i non amanti della cioccolata, ma non vorrei esagerare con le uova, meglio di no, facciamo solo cioccolato che quello fa bene, si sa.

  125. @Michela ottima idea, che ne dici di una bottiglia di Malvasia dolce? Buona Pasqua, anche al capo che son sicuro che è lì che fa finta di non sentire e invece ci sta curando

  126. mi sembra una gran bella idea, ci sta benissimo con la colomba
    Buona Pasqua a te, a tutti quelli che passano da qui, e anche a chi da qui non passa.
    a domani

  127. niente, passavo da qua, non si vede nessuno. Ormai son qui, tirerò giù un po’ di polvere, darò una passata al pavimento, bagnerò le piante. Quasi quasi lascio sulla porta del frigo un Ben tornat*. Lo scrivo su un pezzetto di carta, il retro di uno scontrino, lo attacco con un magnetino a forma di topo. Mal che vada mi saluterà la prossima volta.

  128. quanta polvere: nemmeno si alza, a soffiare, s’è appiccicata a tutto con la complicità di questo caldo colloso; io ho portato il frigo da campeggio che quello di là non oso aprirlo nel timore di essere aggredito da quello che ancora contiene. Qualche bicchiere di te freddo ce lo possiam gustare, sotto il cannicciato della terrazza, magari quando il sole scompare all’orizzonte

  129. sei ancora lì Cecilio? sto arrivando, ho visto solo ora, ‘spettami. Porto una bottiglia di bianco e due salatini per farmi perdonare del ritardo (sarebbe perché mi piace brindare in buona compagnia ma poi finisce che passo per alcolizzata e invece no, sono solo i geni che hanno il sopravvento, dall’unione di una veneziana con un bergamasco non può venir fuori una figlia astemia ;-D)

  130. ci sono, ci sono; che mestizia, ora diluvia e ricomincia a far freddo, la terrazza si svuota: le avete viste le lucciole, eh, le avete viste? e i grilli, li avete sentiti? e i rondinini? ormai son cresciuti e tra qualche giorno scompariranno seguendo le rotte del tepore africano. Il capo ormia è dato per disperso -che dite, proviamo a farlo cercare a Chi l’ha visto?- però in tutto questo intristimento c’è una bella notizia; oddìo, bella, però ci può far sperare: l’altra sera, mentre ero in fila alla cassa della festa della melanzana tonda di Carpenate Vilminore Basso, indovinate un po’ chi è saltato fuori sul palco, a legger delle poesiole prima che si scatenassero le danze? Lui, Athos! L’ho visto in forma, non s’è capito se le poesie fossero roba sua o di artisti locali ma è stato bellissimo, e la gente come ascoltava attenta e che applausi alla fine. Peccato che avevo lasciato a casa la macchina fotografica. Peò c’è da esser contenti, veh.

  131. Ma che bella notizia Cecilio, son proprio contenta. Adesso mi si è scatenata la curiosità. Per la festa della melanzana rotonda. No scherzo, va be’, non è un gran scherzo ma mi si sta congelando la sinapsi che abbiamo l’aria condizionata altissima e non ce ne sarebbe bisogno e il pirulino lì alla parete l’hanno anche messo ma gira a vuoto, hai voglia di spostarlo. Torniamo alle belle notizie racconta ancora, se hai voglia, ti ricordi dei versi?
    ‘sto fine settimana porto su i plaid così si può stare fuori in terrazza ancora qualche giorno.
    Io per quell’idea lì di Chi l’ha visto non so, a me sembra che in questo caso non sia giusto, mi son fatta l’idea che sia sparito per sua volontà, sa dove trovarci, quando/se avrà voglia noi da qua si passa, si aspetta e intanto ci facciamo un po’ compagnia, quattro chiacchiere. Si mangia qualcosa, si beve qualcosa. Cose così, cose normali, tranquille.

    • Veh che forse ho trovato uno che conosce quello che ha preparato i fogli con su i versi che l’Athos ha letto in piazza quella sera che vi ho detto. Mi ha detto che forse gli riesce di farmeli avere.

      • Ogni tanto passo, mi dico Guardiamo un po’ se Cecilio è riuscito nel suo intento. Tutto tace, mi sa che la cosa è più complessa del previsto. Rimane comunque una bella idea. Si sa mai, magari …
        buona serata, speriamo che oggi non ululi il vento che le mie piante si son stufate di vento e non posso metter tutto in casa se no c’è qualcuno che mette me sul balcone ;-D

  132. Oh, ciao Michela, ci sono, ci sono; però, come sospettavi, in effetti la cosa sembrava fosse più semplice: il tizio che mi aveva detto che mi passava le poesie non s’è fatto più vivo, dopo che ho cercato di chiamarlo mi ha buttato giù la cornetta e ha detto che non sapeva chi fossi e che mi ero inventato tutto. Va’ che ci son in giro dei begli articoli, eh.
    Comunque poi, l’altro giorno, ho incontrato un amico delle elementari: era un bel pezzo che non ci si vedeva, ci siamo concessi un bicchier di vino per festeggiare l’incontro e, nel parlare, è saltato fuori che una delle poesie era opera sua. Gli ho chiesto se potevo scriverla qua e lui mi fa: “Ma sì, perchè no, tanto, leggerla in pubblico e scriverla su quel blog lì che dici, me mi va bene.” E poi ha aggiunto: “Le poesie son fatte per esser passate agli altri, se stan lì da sole a cosa servono?”
    E allora ecco, quella che è stata letta da Athos è questa, la scrivo qua di seguito, poi se piace il genere m’ha detto che me ne da delle altre.
    La bici della Irma
    Veh, guarda
    son proprio dispiaciuto
    la bici della Irma, me la dovevi portare
    ti avrei messo in ordine il portapacchi
    me l’avevi chiesto
    e io te l’avrei fatto volentieri.
    E adesso?
    Come fate come, ad andar
    in collina a raccoglier le viole?
    (Rosolo Consonni, Marzo 2011)

    Ciao a tutti,
    speriam di sentirci ancora prima di Natale

  133. Ciao Cecilio, son proprio contenta che tu abbia incontrato il tuo amico delle elementari, che vi siate fatti un bicchiere di vino insieme, che sia saltato fuori che una delle poesie lette da Athos fosse sua, che ti abbia dato il permesso di metterla qua e che tu l’abbia fatto. A me è piaciuta (e piace) e mi piace anche il genere, se ti capita di incontrarlo di nuovo e hai occasione di metterne altre, io son ben felice di leggerle. Su quella casa là delle poesie che son fatte per passarle a altri la penso così anch’io. Non solo le poesie però anche i romanzi, anche i racconti. Qualche giorno fa qua a Genova c’è stata una cosa che doveva essere molto bella ma che purtroppo non sono riuscita a seguire (ad eccezione di un incontro), s’intitolava L’altra metà del libro e l’altra metà era il lettore e, se ho capito giusto, era una cosa nata proprio da lì, dal fatto che il libro se non c’è nessuno che legge rimane un po’ monco.
    Buon fine settimana a chi passa da qua
    A presto

  134. Io insisto a continuare a passare di qua, fin troppo spesso: mi manca, questo posto, mi manca legger le vostre parole e immaginare le vostre voci; ho messo giù un po’ di briciole, ché ho visto i passeri saltellare in giro in cerca di cibo, un paio di mele sui rami per le cince e ho anche messo su il bollitore, mi preparo una tisana, se quancuno ne volesse una tazza non ha che da chiedere.
    Se passate di qua, vi lascio anche i miei auguri di Buon Natale.
    State bene.

  135. ‘spetta che sto arrivando. Da due giorni sto facendo la figlia, la sorella e la zia a tempo pieno, non sono abituata, son stanchissima. Se per te va bene passo lì, mi prendo anch’io una tazza di tisana poi ci mettiam comodi, ognuno si apre il suo libro, diamo due fransche al gatto, porto una scatoletta di quelle da festa che è Natale anche per lui. Va be’, mi rendo conto, non sarò di molta compagnia però a me farebbe piacere.
    Buon Natale e buon S Stefano
    (poi prima dell’anno nuovo ci si risente
    senza punto di domanda perché è un’affermaziosperanza)

  136. Buon 2013, che sia un anno con tante belle giornate.
    Domani sera passo a smontare l’albero di Natale, sia mai che poi passa qualcuno, lo vede e gli/le vien su della tristezza a trovarlo lì abbandonato.

    • Buon anno anche a te, visto che passi a metter via l’albero, ti lascio una fetta di panettone con le scorze d’arancia e i pezzetti di cioccolato, che è una roba da urlo (ma non gridare troppo forte, altrimenti si spaventano gli uccellini sul terrazzo, che vengono a beccar le briciole). Buon anno anche al capo, sia mai che decida di ricomparire come ha fatto l’Athos.

      • grazie, proprio buono. Ho rimesso tutto negli scatoloni, uno con l’albero e uno con gli addobbi.
        (ho urlato, era inevitabile, ma piano piano i passerotti non se ne sono accorti)

  137. Qua tra un po’ non si capisce più dov’è la porta, che le ragnatele stan diventando un gomitolo impenetrabile. L’altra sera, mentre tornavo a casa dal lavoro, in piazza ho incontrato il Consonni che mi ha dato un’altra poesia da pubblicare. Che ne dite, andiamo avanti ancora un po’? Il capo ho paura che si sia disaffezionato a quel posto qua (però un po’ sarei anche preoccupato, non si riesce ad avere nessuna notizia).

  138. Ciao Cecilio, che bello (ri)leggerti. Se non ci fossi tu a star dietro a ‘sto posto ci sarebbe da venir investiti da un treno di malinconia a passar di qua, e invece una passa, vede la luce accesa e le viene voglia di entrare. Son proprio contenta che tu abbia recuperato un’altra poesia, se la metti la leggo volentieri. Per me va bene, proviamo ad andare avanti ancora un po’ anche se anch’io sono dell’idea che il capo da qui non abbia più voglia di passare. Ci ha lasciato le chiavi e poi è sparito. Ormai è tanto. Non è passato neppure per lasciare un bigliettino e dirci come sta. Potrebbe almeno spedirci una cartolina con dei saluti, o anche una firma pAolo (con la a grande) così smettiamo di star in pensiero. Dai andiamo avanti ancora un po’. Hai notizie degli altri? Son spariti anche Francesco, Stefano, Simona, Mirella, AlanPollo …

  139. Ciao Michela, e ciao anche a chi passa ancora, ogni tanto, di qua; ho come il presentimento che siam rimasti in due ma spero tanto di sbagliarmi. E anche se fosse, io, per me, ho deciso di andare avanti ancora a leggere (ce n’è tante, di cose, ancora, andando a ritroso) e anche di scrivere. Per intanto, metto qua la poesia che mi ha passato Consonni: nel foglietto che mi ha dato non c’è mica scritto il titolo, mi ha detto che se proprio ce n’era di bisogno, e se mi a me stava bene, si poteva intitolarla i grilli. Per cui.
    I grilli
    Se solo tacessi,
    veh, solo un poco,
    potremmo ascoltare i grilli,
    ora che il sole è andato giù
    dietro il fienile
    e se guardi bene si cominciano a vedere le stelle;
    e allora, ecco, taci.
    Anzi, no, facciamo così: dammi un bacio.
    R. Consonni (luglio 2012)

    saluti cari a tutti, anche al capo, con sempre la speranza che ricompaia da queste parti

  140. visto che qua è un po’ un cercarsi continuamente e aspettare di incontrarsi e “invece no, guarda, non è ancora passato nessuno e allora riprovo tra qualche giorno” e così via, ho avuto un’idea, ditemi cosa ne pensate: ci si potrebbe dare delle scadenze -senza impegno e forzature, intendiamoci, eh- per esempio, si passa di qua verso la metà del mese e poi verso la fine -che poi sarebbe circa ogni 15 giorni- per veder se c’è la posta ammucchiata davanti all’uscio, se i rubinetti son chiusi e anche per dar da bere alle piante; se poi qualcuno lascia un biglietto sul frigo sa quando -più o meno- gli altri passano a leggerlo.. Che ne dite?

  141. Mi piacciono proprio le poesie del tuo amico Rosolo, questa ancora di più della prima che hai messo. Mi ha fatto venir voglia di fare passeggiate in collina, la sera, quando dalla terra viene ancora su del caldo ma l’aria si rinfresca. Va be’, aspettiamo, prima o poi l’estate torna.
    La tua idea è buona, a me va bene, ma come dicevi tu: senza sentirlo come un impegno. Quando son qua mi sento un po’ come a casa e così mi sento un po’ più libera che altrove. Rimanendo in argomento di casa e pensando alla prima delle poesie che hai messo, le violette sul mio terrazzo han fatto i fiori quasi quasi la prossima volta che passo porto un vaso (piccino eh). Alla prossima.

  142. mah, mi son venuti dei dubbi, su quella cosa lì che ho proposto l’altra volta che son passato, non vorrei che si sentisse l’obbligo e che chi passasse per caso di qua -speriamo succeda- si facesse degli scrupoli a intervenire
    Ho detto a Rosolo che ti è piaciuta la poesia, mi ha detto di ringraziarti e che allora me ne darà delle altre. Poi sembra che qua in giro stiano già organizzando delle feste -già per la primavera, ché c’è voglia di qualche raggio di sole caldo e di uscire e incontrarsi e anche un po’ divertirsi nonostante i tempi cupi- e mi sa che anche l’Athos sta preparando anche lui qualcosa
    a presto

  143. Santa polenta quanto tempo è passato. Mi son distratta un attimo e son già più di due mesi. Proprio vero che a una certa età il tempo cambia dimensione, due mesi da bambina erano un’eternità. Va be’, bon, facciamocene una ragione. C’è ancora qualcuno? Cecilio ci sei? Certo che se hai smesso anche tu di passare da queste parti finisce che bisogna sul serio dar le piante alla vicina e staccare il frigo. Adesso do un po’ una pulita, mi toccherà distruggere delle ragnatele, poveri ragnetti, però se non lo faccio poi, ammettiamo che qualcuno passi, quel qualcuno scappa di sicuro. Dai che viene il bel tempo e ci godiamo i tramonti in terrazza.
    a presto (spero)

  144. boh, non mi accetta più i commenti

  145. oh adesso è rinsavito e mi fa commentare ancora (strana bestia, uorprè)

  146. Non riuscivo più a metter i commenti, andavano tutti in moderazione e il capo figurarsi se gli passa per l’anticamera del cervello di autorizzarli. Adesso son riuscito a risolvere il disguido e così ti dico che mi fa proprio piacere vedere che sei passata ancora di qua, anzi, per l’occasione porto fuori in terrazza il tavolo e le seggiole; speriamo in qualche sera tiepida seduti ad assaporare il profumo dei sambuchi e magari riuscire a vedere le lucciole.
    Devo confessare che preso dallo scoramento, la settimana scorsa, ho aperto una dependance qua vicino: una roba senza pretese, eh, siccome qua non passa più il padrone di casa e noi a far dei ragionamenti siam qua in giro, metti che arrivasse qualcuno nuovo, magari non s’accorgerebbe che invece ci sono accese le candele sul davanzale e noi siam qua ancora a chiacchierare.
    Se ti va l’idea ti do la chiave per entrare anche di là, vedi tu, come preferisci. Ah ecco, a momenti mi scordavo di dirti dov’è, che si son dei gran cespugli di more e quasi non ci s’accorge che c’è: derivanze.wordpress.com
    Cecilio

  147. ma grazie, adesso provo a seguire le tue indicazioni

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